Psicoterapia Adulti

Questa è la domanda più comune, quindi non preoccupatevi se anche voi ve la siete posta!

La risposta è molto semplice : NO.

Andare dallo psicologo significa rendersi conto che c’è qualcosa nella nostra vita che non va, che siamo in un momento di difficoltà dal quale fatichiamo ad uscire, che le strategie che mettiamo in campo solitamente per uscire dai problemi non sono più efficaci. Accorgersi di aver bisogno di un aiuto non è una debolezza ma un segno di buone capacità di valutazione delle proprie possibilità!

Come psicologa e psicoterapeuta sono fermamente convinta che un percorso di terapia possa far crescere e osservare la vita da un’altra prospettiva A TUTTI.

Spesso chi intraprende un percorso decide di farlo perché oramai “le ho provate tutte” e con tutte si intende provare a risolvere da soli il problema, parlarne con gli amici, prendere dei farmaci, aspettare che il tempo cambi le cose. A volte queste strategie possono risultare efficaci, ma altre volte no.

Vi faccio un esempio: se ho un leggero mal di denti solitamente evito di correre dal dentista ma cerco di curare il dolore con un antidolorifico o con rimedi naturali; ma se questo dolore diventa sempre più invasivo e persistente, tanto da non poter essere ignorato e magari impedirmi di vivere la mia quotidianità serenamente, allora corro a prenotare una visita dallo specialista!

Allo stesso modo se la gestione di ansia, attacchi di panico, momenti depressivi, disturbi nell’alimentazione, difficoltà relazionali diventa impossibile o difficoltosa, se le risorse che attuiamo per migliorarci non ci bastano più, o se si vuole intraprendere un percorso di crescita personale, è fondamentale rivolgersi ad uno specialista…che in questi casi sarà lo psicoterapeuta, con il quale potrete creare insieme un percorso che vi faccia raggiungere gli obiettivi desiderati (oltre che definire gli obiettivi!).

Questa differenza per i non addetti ai lavori è sempre fonte di dubbi che difficilmente vengono poi chiariti. Proviamo a farlo.

Lo psicologo è un laureato quinquennale (3+2 anni) in Psicologia, che ha svolto un tirocinio di un anno presso un servizio pubblico (Centri di salute mentale, Neuropsichiatria infantile, Consultori, etc) oppure privato; a seguito di questo percorso per coloro che intendono lavorare in ambito clinico avviene il superamento dell’Esame di Stato abilitante alla professione e la conseguente iscrizione all’Ordine regionale degli Psicologi. Lo psicologo si occupa di prevenzione, diagnosi, percorsi di sostegno o ricerca e NON può somministrare farmaci, poiché non è un medico.

Lo psicoterapeuta può essere uno psicologo che dopo la sua formazione decide di intraprendere un nuovo percorso di specializzazione oppure un medico psichiatra; entrambe le figure e solo queste due professioni sono ammesse a frequentare uno dei corsi di specializzazione in Psicoterapia riconosciuti dal MIUR della durata di 4 oppure 5 anni. Le scuole di specializzazione sono molte, universitarie e private, ognuna con il suo orientamento psicoterapeutico e con il suo modo di intendere la psicoterapia ed il percorso per diventare psicoterapeuta. La quasi totalità degli psicoterapeuti durante questi anni (se non l’ha già fatto precedentemente) intraprende un percorso di terapia personale con un futuro collega, che possa aiutarlo a superare le sue difficoltà e ad essere pronto sul piano emotivo per il lavoro che farà poi con i suoi futuri pazienti. Nel mio personale caso, ho frequentato la scuola di specializzazione ad orientamento sistemico-relazionale della scuola “Eteropoiesi” del Dott. Busso.

Lo psicoterapeuta si occupa dei percorsi di psicoterapia (gestione e risoluzione delle problematiche evidenti come ansia, depressione, ma anche aumentare le opzioni di lettura della realtà dei pazienti per poter costruire insieme una visione della realtà differente), oltre che di qualsiasi problematica psicologica. Se è un medico psichiatra, quindi laureato in medicina può somministrare farmaci, se invece è uno psicologo specializzato in psicoterapia NON può somministrarli.

Nel percorso di psicoterapia non vengono somministrati farmaci, perché lo psicoterapeuta non è un medico e quindi non può prescriverne.

È possibile che i pazienti che seguono un percorso psicoterapeutico assumano anche dei farmaci, ma saranno stati prescritti dal medico di base o, sarebbe meglio, dal medico psichiatra dal quale potrebbero essere seguiti in contemporanea. Ma allora sorge spontanea la domanda: cosa fa la figura dello psichiatra?

Lo psichiatra è un laureato in Medicina (6 anni) che ha poi scelto come specializzazione il ramo della Psichiatria (5 anni); non effettua colloqui psicologici né percorsi di sostegno psicologici ma ha la possibilità di prescrivere e somministrare psicofarmaci.

Domanda assolutamente legittima che ci sentiamo fare velatamente o direttamente molto spesso e alla quale non può esistere una risposta unica che vada bene per tutti!

La risposta più sincera che si possa dare è dipende: dipende dall’investimento che il paziente mette nel suo percorso, dalla relazione di fiducia che si instaura con il terapeuta, dalla capacità del paziente di concordare con il terapeuta degli obiettivi realistici e di raggiungerli, dalla costanza, dalla capacità di attingere alle risorse che ognuno di noi possiede.

Ognuno di noi è fortunatamente diverso dall’altro e questa è una grande ricchezza che però impedisce di applicare lo stesso modello uguale per tutti: per questo ogni percorso è PERSONALIZZATO e tarato sulle esigenze e sulle caratteristiche del paziente.

Fatte queste doverose premesse posso dire che secondo la mia esperienza se il paziente è motivato ed investe nel suo percorso ci sono ottime probabilità di miglioramento e di accrescimento!

Il tempo è un’altra variabile difficile da prevedere proprio per i motivi già esplicitati, ma generalmente per il modello teorico che seguo, l’orientamento sistemico relazionale, le terapie individuali sono difficilmente molto lunghe nel tempo (anni), perché solitamente si tende ad una risoluzione meno dilatata della difficoltà in questione. Spesso accade però che dopo aver raggiunto gli obiettivi fissati il paziente senta la necessità di raggiungerne altri e quindi il tempo di terapia può aumentare, proprio perché il percorso ti dona una lente che ti permette di vedere la realtà con occhi nuovi.