Cosa significa “Genitore Nascosto?”
ll termine “Genitore nascosto” fu utilizzato per la prima volta nel 1946 da Jolowicz, in riferimento al condizionamento di un genitore su un figlio con il quale ha avuto uno scarso o nessun contatto di tipo affettivo.
Approcciarsi alla figura genitoriale con intento identificativo, con l’obiettivo di interiorizzare parte della sua personalità, è un comportamento tipico dei bambini. L’obiettivo di questo bisogno è quello di raggiungere uno stato di consapevolezza, nonché creare con il genitore una relazione affettiva stabile.
L’identificazione con il genitore, per lo più dello stesso sesso, permette di ottenere maggiore certezza sulla propria identità e di dirigersi verso una più sicura costruzione del Sé.
Vuoto Affettivo -Relazionale
Per un bambino adottato costruire un sano modello identificativo è molto complesso. Nei casi di abbandono precoce è infatti molto probabile che non sia mai avvenuto un contatto vero con il genitore, oppure c’è stato ma per un tempo non sufficiente per elaborarlo. L’approccio alla figura genitoriale è quindi come una fantasia, un pensiero oppure un’immaginazione.
Nei casi invece di abbandono più tardivo la situazione non è affatto più semplice. In queste situazioni il ricordo dell’abbandono è più vivido e reale, per questo anche molto doloroso. Oltretutto la figura del genitore naturale può essere anche legata a ricordi traumatici contro cui il bambino ha dovuto difendersi tramite dissociazioni, aggressività e idealizzazioni difensive. Dove presenti abusi, violenza e trascuratezza prima dell’adozione è possibile cge ci siano stili di attaccamento disorganizzato o di tipo evitante. Questi possono essere presenti anche nei periodi successivi con la nuova famiglia, così da rendere complicato l inserimento del nuovo membro della famiglia.
Ciò che per gli altri bambini è un ricordo concreto vissuto con il genitore, nel caso dei bambini adottati si mostra come una dimensione traumatica, un vuoto affettivo. In entrambi i casi c’è il rischio che si trasformino in elementi che rendono difficile un sano percorso di crescita.
Legame tra Genitore Biologico e Dolore Abbandonico
Consapevole del rifiuto da parte del genitore é possibile che il bambino preferisca addossarsi la colpa dell’abbandono: il vuoto affettivo lasciato dal genitore sarà così riempito da fantasie preservanti caratterizzate da elementi irreali e allucinatori. Qui la rabbia provata per l’abbandono è negata in favore di un’idealizzazione devota e adorante dove il genitore biologico è l’unico fattore a non essere distrutto.
Proprio grazie all’idealizzazione si origina una provvisoria sensazione di pace, un compromesso dove l’IO riesce ad ottenere delle risposte seppur autodistruttive e mortifere.
È noto agli psicoterapeuti come il meccanismo di idealizzazione, tipico per lo più di una personalità poco strutturata e fragile, abbia il compito di proteggere la persona da vissuti di impotenza e autosvalutazione. Al contempo è utile per buttare fuori l’aggressività passata verso il soggetto dell’abbandono.
Nella mente del Bambino: il Genitore Nascosto
All’interno della mente del bambino che ha subito l’abbandono si verifica un doloroso conflitto di lealtà: dare amore al genitore adottivo significherebbe tradire il genitore biologico a cui sente di appartenere.
Pur di fronteggiare questo forte dilemma il bambino tenderà a ripararsi all’interno di un rifugio mentale. Da un lato è di tipo dissociativo, serve quindi a allontanarsi dalla verità dell’abbandono, dall’altro idealizzante necessario per ipervalutare un oggetto affettivo rifiutante.
Dopo essere entrato all’interno di questo rifugio mentale il bambino genera una sorta di legame fantastico con la figura genitoriale biologica, il suo Io riuscirà ad avvertire questa figura seppur assente, riuscendo però a proteggerla da qualsiasi contaminazione aggressiva.
L’ostacolo a nuovi Legami Affettivi: Lutto non Rielaborato
Può accadere che nelle famiglie adottive con un clima rassicurante e molto flessibile si instauri invece una situazione molto complicata. I silenzi e le emozioni agite sostituiscono la comunicazione e si creano fraintendimenti che non fanno altro che impedire l’instaurarsi di un attaccamento sicuro. Questo può nascere dalle due differenti emozioni che il bambino prova nei confronti dei nuovi genitori: da un lato la sensazione che siano affidabili, dall’altro la paura verso il tradimento già provato dal genitore nascosto.
Sarà proprio quest’ultimo a impedire l’evoluzione dell’ identità e l’instaurarsi di nuovi legami affettivi. Questo elemento psichico potrebbe essere in grado di impedire un sano vissuto relazionale con i genitori adottivi; il bambino ha perso un importante oggetto d’amore causando così la rottura di vincoli sia affettivi che ambientali, importanti per la sopravvivenza del Sè.
Si può considerare rielaborato un lutto quando l’Io, libero da ogni legame con l’oggetto perduto, è libero di costruire nuovi legami. In questo caso si è vittima di un lutto provocato dalla rottura di un legame eterno con l’oggetto perduto. Da questa situazione si origina un’aggressività persecutoria che porta all’auto sabotaggio interno relazionale.
Proprio in risposta a questo sabotaggio il bambino si separa internamente dai propri “oggetti buoni” condannandosi così a un’esistenza solitaria rifiutando così qualsiasi vicinanza affettiva.
Il rischio è che ogni volta che i genitori adottivi cercano di avvicinarsi al bambino con promesse d’amore l’Io sadico di questo si pone come una possibile risposta al desiderio di amore.