4 consigli per Imparare a Gestire le Emozioni Negative Prima di Mangiare
L’alimentazione è un aspetto importante del nostro quotidiano e in generale nella nostra vita. Eppure alcune persone tendono ad avere un rapporto disfunzionale con il cibo, mangiano compulsivamente per sentirsi bene ed appagati emotivamente, ma si sentono poi in colpa per averlo fatto.
La psicoterapeuta Arlene B. Englander, specializzata nell’aiutare le persone a gestire disturbi di questo genere, scrive un libro sul quale condivide molti consigli per gestire la fame nervosa.
All’interno del libro infatti si distinguono quattro punti che possono aiutarci a riqualificare le nostre abitudini alimentari.
1. Scaccia la fame nervosa: gestisci il tuo stress
La vita di tutti i giorni è frenetica e piena di impegni. Quando, nel caos della giornata, arriva la tanto attesa pausa pranzo ci sentiamo stressati e ansiosi: c’è quindi un’alta probabilità di cadere in schemi alimentari malsani. Arlene B. Englander fornisce tecniche nel suo libro per allentare le tensioni quando ci sediamo per un pasto; ma è anche importante affrontare i nostri livelli di stress quotidiani: “Molte persone che mangiano compulsivamente a causa di ansie o stress non riescono a gestire le emozioni in modo efficace mentre mangiano. Di conseguenza non sono liberi di sedersi e di essere davvero lì in quel momento e godersi il cibo quando mangiano.”
Che cosa possiamo fare quando ci sentiamo male emotivamente, piuttosto che aspettarci che sia il cibo risolvere tutto?
Arlene B. Englander: “Qualsiasi attività che riteniamo piacevole e che ci coinvolge davvero: un hobby, un lavoro produttivo, un attività piacevole e divertente, stare insieme con gli amici. Quando siamo in grado di gestire efficacemente lo stress lontano dal tavolo, siamo liberi di godere di così tante esperienze della vita, incluso il cibo.”
Arlene B. Englander ha anche sottolineato: “Uno degli strumenti utili per imparare a gestire lo stress è la psicoterapia, grazie alla quale potremmo acquisire consapevolezza delle nostre emozioni e delle cose crudeli che potremmo dire a noi stessi e che ci fanno stare male. Acquisire consapevolezza costituisce un aspetto cruciale per ogni cambiamento. Se siamo consapevoli di parlare male a noi stessi, possiamo quindi creare una voce dentro di noi che sia logica ma anche compassionevole. Una voce che nutre, come un amico o un genitore ideale, o un sé ideale, è un modo meraviglioso per calmarsi, ovunque e in qualsiasi momento, senza cibo.“
2. Assapora il tuo cibo
Quando mangiamo compulsivamente nel tentativo di gestire le nostre emozioni, non ci godiamo il cibo, soprattutto se ci sentiamo poi in colpa. Mangiamo rapidamente, registrando a malapena le sensazioni e i gusti, perché ci solo sul consumare più cibo possibile. Una delle soluzioni a questa abitudine sta nel rallentare e fermarci per apprezzare il nostro cibo.
Sempre Arlene B. Englander sostiene che: “Possiamo davvero essere lì, nel momento in cui mangiamo. Possiamo assaporare il nostro cibo, apprezzare l’ambiente circostante, persino di essere “noi stessi” in quel momento. Quando assumiamo questo comportamento, possiamo lentamente arrivare al punto di essere soddisfatti ed essere consapevoli di quel momento, a quel punto ci fermiamo. Questa è un’abilità che può essere appresa: attiva tutti i nostri sensi – il nostro gusto, il nostro tatto, il nostro senso dell’olfatto – e può essere molto più divertente di quanto abbiamo mai sperimentato. Può diventare un’abitudine permanente molto piacevole.”7
3. Riempi la tua vita di gioia
Naturalmente il comportamento di mangiare compulsivamente per ansia e stress non riguarda solo ciò che accade mentre mangiamo, ma è collegato in modo più ampio al modo in cui è strutturata la nostra vita.
Perché è importante che le nostre vite siano più ricche possibili quando si tratta di cambiare questo aspetto della nostra alimentazione?
Arlene B. Englander: “Se non siamo abbastanza felici e appagati della nostra vita, allora il cibo è al centro della scena in modo sproporzionato. Quindi rendere le nostre vite piene e divertenti, in realtà, può dare dei benefici sinergici e consentire anche al cibo di “posizionarsi” in modo appropriato nella nostra vita. Se stiamo mangiando per gestire problemi psicologici irrisolti, nessuna quantità di cibo sarà sufficiente per farci stare meglio. Sfortunatamente, anche se decidiamo di metterci a dieta quando stiamo male con noi stessi, se mangiassimo qualcosa non previsto dalla dieta o mangiare troppo, ci sentiremmo ancora più giù. E questo diventa un rapido ciclo autodistruttivo. Per questo è importante rendere la nostra vita il più piacevole e produttiva possibile lontano dal tavolo, in modo che il cibo sia solo uno dei tanti piaceri della vita, per così dire. Siamo quindi liberi di goderci e amare il nostro cibo al massimo perché siamo davvero lì, nel momento in cui stiamo mangiando.”
4. Fame nervosa: nota le tue reazioni alla fine di un pasto
Arlene B. Englander ha descritto il problema che molti di noi hanno quando sta per arrivare la fine del pasto, suscitando forti emozioni:
“Può variare da persona a persona, ma le reazioni possono essere molto forti. Spesso richiamano l’infanzia dell’individuo. Ad esempio, potrebbe provare un senso di colpa perché non ha mangiato tutto quello che c’era nel piatto: i suoi genitori potrebbero essere vissuti nell’era della depressione, e quindi dicevano “ci sono bambini che muoiono di fame”, come un strategia per fargli finire quello che aveva nel piatto. E molto spesso c’è una sensazione di tristezza, quasi un senso di lutto, per il fatto che il piacere del pasto è passato.“
Terminare un pasto può essere difficile, ma può essere anche un’opportunità:
“Quando ci apriamo alla consapevolezza di ciò che stiamo vivendo, in quel momento, c’è così tanto da guadagnare. Se ci sentiamo tristi possiamo chiederci: cosa posso fare per dare più conforto alla mia vita? Posso decidere di avere più felicità nella mia vita, in modo che il pasto sia, in qualche modo, solo un primo piatto per tutto il divertimento che avrò durante il giorno. Quindi questo tipo di consapevolezza di come ci sentiamo alla fine di un pasto può aiutarci a rendere la nostra vita più piena, più piacevole e più produttiva.”
Fonte: Psychology Today