Viviamo in un’epoca nella quale tutti i tipi di violenza sono piuttosto frequenti sia a livello nazionale che internazionale. Diventa quindi importante capire cosa c’è alla base della rabbia, dell’ostilità e dell’ansia perché questi tre elementi sono spesso gli ingredienti principali nella violenza di ogni genere.
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Rabbia e Ostilità
L’ostilità, come la rabbia, può essere un’emozione, una manifestazione comportamentale, o entrambi: una persona può sentirsi ostile o essere ostile; la distinzione critica tra rabbia e ostilità è che l’ostilità ha sempre una componente distruttiva, mentre la rabbia no.
“Sentirsi ostili” implica il desiderio o l’intenzione di infliggere danno, dolore o distruzione effettiva verso un’altra persona o creatura; “essere ostili” implica invece l’infliggere o cercare di infliggere un tipo di distruzione, psicologica o fisica, a un’altra persona.
Tuttavia la rabbia non implica necessariamente distruttività, danno o dolore per un altro: negli animali la fuga e la lotta sono le uniche alternative di fronte alla minaccia, ma gli esseri umani hanno un’ampia varietà di possibilità di comunicazioni complicate, e la rabbia è particolarmente adatta per la comunicazione.
Le risposte fisiologiche che si attivano nel nostro corpo quando siamo arrabbiati e lo stato di prontezza motoria che produce, sono fenomeni involontari e tangibili: si parla di tensione muscolare, cambiamenti vascolari e modifiche involontarie della voce, che accadono anche quando non siamo consapevoli di essere arrabbiati, per poter essere lette dall’osservatore anche al di fuori della nostra volontà. Per gli esseri umani quindi la rabbia stimola uno stato di allerta per l’individuo che la sperimenta e per gli altri che la osservano e che fornisce degli strumenti comunicativi.
A dire il vero, sia l’individuo arrabbiato sia coloro che lo circondano percepiscono l’attacco o la distruzione come un possibile risultato dello stato di collera, e questo è uno dei motivi per cui gli altri agiscono; l’attacco è però evitabile, e si verifica solo quando la comunicazione verbale non ha effetto sulla rimozione della minaccia, o non è possibile a causa di qualche impedimento interno all’individuo oppure ambientale. In altre parole, gli esseri umani possono farlo e quindi separano la rabbia dall’attacco. Poiché la rabbia offre possibilità di comunicazione, può essere costruttiva piuttosto che distruttiva, date le inevitabili minacce e ostruzioni che si verificano nell’esperienza umana.
L’ostilità invece non consente all’oggetto del sentimento o all’azione di rimuovere particolari minacce o ostruzioni, ma tende a distruggere l’oggetto stesso: l’attacco, la violenza e la vendetta sono manifestazioni di ostilità ma lo sono anche il sarcasmo, le prese in giro, i pettegolezzi e l’ostruzionismo passivo. Queste manifestazioni nel pensiero o nell’azione non sono semplicemente il risultato di rabbia intensa o accresciuta, come si pensa comunemente, ma sono invece legati allo stato di collera e si verificano principalmente quando l’individuo arrabbiato si toglie dalla situazione che sente come pericolosa per evitare uno scambio diretto.
In altre parole, è la rabbia nascosta o inespressa che porta all’ostilità e alla distruttività; la rabbia inespressa non si trasforma in una comunicazione chiara, ma richiede comunque la scarica motoria o l’espressione simbolica che consenta il rilassamento muscolare. Il senso di minaccia e il senso di agitazione interiore persistono e spesso conducono a un’espressione diffusa e indiretta: le vie indirette di scarico possono essere pettegolezzi, prese in giro e vari tipi di ostruzioni e sono distruttive perché mirano all’integrità dell’individuo. Al contrario violenza e vendetta sono scarichi diretti distruttivi, ma non sono espressioni di rabbia di per sé; sono in parte espressioni di comunicazione fallita o non tentata.
Spesso la rabbia non viene espressa perché la persona riesce a razionalizzare l’emozione che prova e a mettere in dubbio la sua percezione della minaccia in cui si trova; può capitare che invece venga inibita perché considerata inaccettabile proprio perché è una risposta immediata ed improvvisa che mostra vulnerabilità.
Rabbia e Ansia
Generalmente l’approccio terapeutico che si utilizza nelle problematiche relative alla gestione della rabbia si snoda nel riconoscimento, nell’accettazione della rabbia del paziente ed esplorazione delle ragioni sottostanti.
Quando questo terzo passo viene intrapreso e le radici della rabbia vengono adeguatamente esplorate, un altro fenomeno di base appare spesso: l’ansia.
La presenza di ansia associata alla rabbia è evidente nei casi in cui l’azione è inibita e la rabbia non è espressa; lo stato di eccitazione e di prontezza motoria continua e si verificano sottili reazioni involontarie come tremori, tensione generale e iperattività. Segue un circolo vizioso in cui si verifica prontamente un’ulteriore attivazione e l’ansia aumenta fino a quando non si verifica un’interruzione dei pensieri, l’irrazionalità associata a scoppi d’ira o ansia acuta.
Questa ansia aiuta a chiarire ulteriormente la qualità minacciosa della rabbia, i pensieri distruttivi e le parole che la accompagnano; oltre alla funzione di allerta di tali parole e pensieri, questa tipologia di rabbia è una risposta immediata e radicata che nasconde l’aspetto ansioso dello stato di eccitazione con l’associato senso di impotenza. I pensieri distruttivi e le parole che ci vengono in mente ci danno un senso di forza e potere, ed in effetti, tali pensieri sono spesso accompagnati da atti motori potenti, come battere il pugno su un tavolo o battere un piede per terra con forza. Sebbene l’ansia possa anche stimolare la scarica motoria di fuggire, camminare avanti e indietro o altri movimenti senza scopo, tali atti creano un circolo vizioso: rafforzano un senso di impotenza e possono portare a un’ansia ancora più grande.
I pensieri e le parole distruttivi, naturalmente, sono essi stessi associati all’ansia e al senso di colpa a causa delle proibizioni sociali, della paura di perdere il controllo e di altri fattori. Inoltre, dal momento che la rabbia è socialmente inaccettabile a vari livelli, sperimentare la rabbia produce ansia a sé stante.
Basti dire che sia la rabbia che l’ansia derivano da un diffuso stato di eccitazione di fronte alla minaccia percepita, al dolore o all’ostruzione, ma poiché l’ansia è più dirompente e più scomoda della rabbia, sembra ragionevole presumere che la rabbia sia una difesa contro l’ansia o, per lo meno, una reazione ad essa. Se indirizziamo la nostra attenzione al senso di minaccia, paura e insicurezza di fronte a una persona irragionevolmente arrabbiata, la sua razionalità di solito ritorna abbastanza rapidamente e la sua rabbia si placa.
Così le conseguenze gravi come la violenza potrebbero forse essere evitate.
BIBLIOGRAFIA:
Rothenberg A., Understanding Anger (2017) article in The Creative Process of Psichoterapy (1988), New York